venerdì 27 aprile 2018

Dettagli di un viso



Quando cerco di osservare un viso, e intendo osservarlo davvero, faccio qualcosa di complicatissimo. Esiste qualcosa di più autentico di un viso? Non so mai da dove cominciare. Mi confonde, poi mi affascina, poi mi disorienta per quanto audace possa essere il ritrovarsi immobilizzato in un volto che ha tanto da dire. Puoi osservare le tonalità dei colori caldi e tutte quelle sfumature. O le linee così naturali, imperfette, profonde. O i contorni, spesso imprecisi, sempre bellissimi. E poi tutte quelle curve che si creano a partire da un solo movimento, da un'espressività quasi sempre spontanea e sincera. Quella voglia strana di toccare un viso, di accarezzarlo piano, di esplorarlo sfiorando ogni lineamento. È come un libro di cui guardi la copertina, perpoi sfogliarne ogni pagina con le mani. È come scommettere quando sei del tutto incerto dell’esito, è come
un viaggio in solitaria verso luoghi insoliti che non conosci. Guardo a fondo per scovare in ogni centimetro un dettaglio particolare, un colore nuovo, un’imperfezione unica che forse non troverò in nessun’altro mai, chissà. Mi piace guardare come ognuno indossa il proprio viso, che colori ci abbina per completarlo, in che occasioni lo sfoggia con audacia, un po’ come un abito. Mi piace pensare a come quegli occhi potrebbero stare su di me, come un abito. Guardo i visi per comprendere, o forse semplicemente per dare a me stessa
la possibilità di lasciarmi andare all’autenticità delle espressioni. Per conoscere delle storie; per dimenticarne e poi riscoprirne di nuovo l’incredibile potere. Per potermi perdere in occhi nuovi o in sorrisi mai visti prima. Fino a trovare poi, tra questi, quel viso estremamente bello. Per me. Comodo, colorato, diverso, che sta bene sempre. Su di me. Come il mio abito preferito.

Ilaria Daddario

giovedì 19 aprile 2018

Come la famiglia

Come la famiglia

Straordinaria

come il sole improvviso in un cielo opaco.

Come un posto in cui tornare a fine giornata,

Rassicurante.




Imprevedibile

come la natura,

come una strada dissestata,

pericolosa.




Come le ordinarie abitudini quotidiane,

costante.

Sicura,

Come ciò che si conosce quanto basta.



Colorata,

come un paesaggio acquerellato,

come una fiamma incessante.

Calda,

come una coperta d’inverno.




Impegnativa,

come un traguardo da conquistare.

Come una rinuncia,

Sofferta.




Come il mare e la sua irrequietezza,

incontrollabile.

Complessa,

come i tentativi di capire la gente.
Desiderata,

come un sentimento raro,

come quando si sta bene,

necessaria.




Come una ferita,

dolorosa.

Passionale,

Come pura energia.



Severa,

come una punizione,

come sonorità prolungate,

rumorosa.




Come un abbraccio vigoroso,

coinvolgente.

Sorprendente,

come solo la famiglia.




Ilaria Daddario


Partecipazione al WordShine Poetry Contest - aprile 2018, tema "La famiglia" - 3° posto.

domenica 15 aprile 2018

Sguardo basso

Fotografia di Annalisa Falcicchio

Sguardo basso e distratto, capelli che scivolano morbidi, aria assorta e mi sposto velocemente nei luoghi di una realtà che cerco di controllare, a fatica. Viaggio tanto, dovrei sentirmi abituata ai cambiamenti, alle novità, agli imprevisti; eppure ogni volta è la prima, ogni spostamento è uno scombussolio e ogni nuovo incontro è un mistero più grande di quello precedente. Sembro coraggiosa, curiosa, e mi ci sento, la maggior parte delle volte. Poi accade che, improvvisamente, mi rendo conto di non guardare fuori dal finestrino, distratta dal superficiale, dalle cose a metà, mi perdo lo spettacolo che scorre veloce. Me ne rendo conto e increspo le sopracciglia, butto fuori un sospiro consapevole, sollevo lo sguardo e in un attimo mi ritrovo: quello sguardo basso non è il mio. Io non voglio rimanere a galla, io voglio fare delle immersioni pazzesche. Con questi occhi non voglio solo vedere, voglio guardare ogni minimo dettaglio, penetrare con lo sguardo ogni centimetro di realtà che non conosco, per poi tornare ancora su ciò che già credevo di conoscere per scrutare più a fondo. Con queste mani non voglio sfiorare, io voglio toccare ogni cosa, e ogni persona, delineare ogni contorno e percepirne la concretezza. Voglio sentire, annusare e gustare. Voglio che tutti i miei sensi si sorprendano della consistenza della vita, ogni volta. E voglio guardare fuori da quel finestrino, durante ogni viaggio che farò.

Ilaria Daddario

venerdì 13 aprile 2018

Il camice bianco


Sul mio letto è posato il camice bianco. Ogni giorno, quando lo vedo, scatena in me molte riflessioni, mi fa rendere conto del fatto che è esattamente tutto ed è anche niente. Questo camice bianco è posato in realtà sulla mia passione sincera, per cosa poi, è difficile spiegare. Forse per la gente. Quella ritenuta più strana, incomprensibile e vulnerabile, folle e pericolosa, spesso patologica. O più semplicemente per la gente che crede, ammette, rischia e ha maledettamente paura; per quella gente testarda o insicura, quella che ride e piange, a volte anche nello stesso momento, che chiede aiuto, che si affida fiduciosa, appoggiando con coraggio la propria vita nelle mani di qualcuno che sappia accarezzarla, ma con cautela e competenza. Quella gente che sa raccontarsi o che ritrova pezzi di sé sparsi un po' ovunque e ha bisogno di rimettersi in ordine. Io sono quella che potrebbe riuscire a ricostruire insieme a loro un paese, delle strade percorribili, la vegetazione, degli abitanti e soprattutto una propria abitazione fatta su misura. E descrivere quanto ciò mi entusiasmi, è tutto e tanto, tranne che semplice.

Ilaria Daddario