sabato 17 febbraio 2018

Sentire


Finalmente sono sveglia. Sono rientrata a notte inoltrata, dopo ore in quel freddo vagone che tratteneva a fatica la mia impazienza. Ancora a letto, mi volto verso la finestra da cui penetra questa nuova mattina straniera. Si può desiderare appassionatamente una sensazione sulla pelle? Fremevo per quella quiete, per quel ritorno di emozioni autentiche, mi era mancato ogni angolo di quella casa avvolta nel silenzio della natura, ogni dettaglio, ogni sprazzo di luce, ogni movimento mio in quegli spazi. Scelgo senza attenzione la prima maglietta dalla pila e un jeans che indosserò disordinatamente. Non mi pettino i capelli, non importa; non indosso nemmeno le scarpe, intralciano. Corro in giardino e il mio entusiasmo incontra subito quello del mio Gaston: anime che si toccano in profondità senza troppe parole, sento che sorride. Mi alzo da terra, tolgo i capelli dal viso, respiro piano e sento l'odore intenso della campagna e di questa me finalmente e veramente appagata. Cammino a piedi nudi sul prato umido, mi faccio attraversare da quella libertà spensierata, sento il sole che mi abbraccia forte, come se avesse sentito la mia mancanza. Sono a casa, sono io, e mi chiedo come avvenga questo strano fatto. Mi chiedo come si possano percepire a tal punto come propri dei luoghi, degli oggetti, delle abitudini, dei colori, degli odori, tanto da farne dipendere la propria felicità. Mi chiedo come possano diventare necessari, come un bisogno; perché di questo in fondo si tratta: il bisogno di sentire, e di sentirsi, davvero.

Ilaria Daddario