lunedì 26 febbraio 2018

Una donna fatta di fretta


 Una donna fatta di fretta. La fretta era il pane quotidiano delle sue giornate. Si diceva sempre di corsa e piena di cose importanti da fare, sempre rigorosamente organizzata e dedita alle mille faccende, si diceva quasi senza tempo per sé stessa; di certo non si risparmiava nei doveri, e nei piaceri chissà. Non conosco Emilie, eppure ho imparato a conoscere la sua quotidianità, alcuni dettagli, delle cose che preferisce fare: tutto ciò che condividiamo riguarda nient’altro che lo stesso freddo quartiere londinese, due isolati di distanze tra i nostri umili appartamenti, frenetiche corse in metro e qualche breve conversazione rubata di tanto in tanto durante le attese. Qui la gente ha sempre troppa maledetta fretta e gli occhi s’incrociano solo di sfuggita. Lei non mi guarda, non mi cerca tra la folla, non mi chiede quasi nulla. Io invece la guardo, eccome, quasi tutti i giorni, a piccole dosi, più volte al giorno. Quest’estate si è tagliata i lunghi capelli: troppo disubbidienti, a suo dire. Un taglio netto, deciso come le dita che girano avide e impazienti le pagine dei suoi numerosi libri; adesso porta il collo completamente scoperto e lascia scivolare su di esso tutti i miei pensieri più impertinenti. È una donna che dice delle cose strane. Un giorno le ho detto che quella maglia blu le stava meravigliosamente e ha replicato dicendo che si veste spesso di blu perché è il colore dalle mille forme, come il mare; a volte penso alle sue insolite parole fino a sera e ne resto comunque perplesso. Se solo avesse il tempo per spiegarmi, per guardare le mie espressioni incerte ma affascinate. Cosa ci troverà mai tra quelle pagine rilegate, una storia avvincente o misteriosa, una storia sentimentale o divertente, magari una storia che somiglia un po’ alla sua, alla mia, non so. Scendo con lo sguardo lungo quel collo pallido e vorrei potesse confessarmi segretamente cosa le scalda il cuore mentre stringe il libro a sé, cosa le accende la curiosità quando piega un po’ la testa a sinistra. Vorrei alzasse gli occhi per scoprirmi mentre la guardo, vorrei che toccasse me come sfoglia quelle pagine e vorrei starci scritto io tra le fantasie di quelle sconosciute, attraenti righe che legge.

Ilaria Daddario